Youpol”. Forse a molti di voi questa applicazione per smartphone non dirà nulla, ma in realtà è una conquista nella lotta contro il bullismo e il cyberbullismo, fenomeni che sono ormai ben conosciuti e apertamente disapprovati. Nonostante ciò, continuamente assistiamo e leggiamo sui giornali notizie di episodi a volte molto gravi che coinvolgono ragazzi anche molto giovani, ma come mai è così difficile arginare questo fenomeno, soprattutto quando accade in contesti protetti come per esempio la scuola?

Molto spesso, nell’immaginario collettivo, si ha una concezione molto ristretta di cosa sia il bullismo: pensiamo agli episodi di violenza fisica, risse e pestaggi contro altre persone, agli insulti in classe e a scuola, alle offese ingiuriose. Tuttavia, questi comportamenti non sono che la punta dell’iceberg di quello che è il bullismo. Il suo lato più silente e, forse, più distruttivo può passare spesso inosservato alla stessa scuola, se non addirittura alle stesse famiglie degli studenti. A questo riguardo, la ricerca in psicologia definisce bullismo anche quei comportamenti quali l’utilizzo di nomignoli offensivi, l’esclusione dal gruppo classe, l’isolamento di una singola persona dal resto del gruppo dei coetanei, il furto di oggetti personali e l’invio di messaggi minatori tramite internet. Questi sono solo alcuni esempi, e i più ricorrenti, delle forme che può assumere il bullismo.

Molte persone ancora giustificano questi episodi: “semplici screzi tra ragazzi”, “serve a farsi le ossa!”, “ragazzate!”, “Devono imparare a difendersi” …ma è davvero così?

Il bullismo spesso non si risolve “da solo” o col tempo, e nonostante ciò che si pensa di solito, le conseguenze negative possono colpire sia le vittime che gli stessi bulli. In entrambi i ruoli, i ragazzi potrebbero sviluppare depressione, o addirittura idee suicidarie. Il bullo sembra avere poi una predisposizione all’abuso di alcol e sostanze stupefacenti in età adulta, mentre la vittima potrebbe sviluppare un evitamento nei confronti della scuola e delle interazioni sociali in generale, anche in età adulta. Inoltre, sembra che le vittime di bullismo possano presentare sintomi simili al disturbo da stress post-traumatico.

Quindi, cosa possiamo fare per prevenirlo?
Informarci e formarci! La conoscenza è sicuramente un alleato in questo senso, e soprattutto saper riconoscere segnali e sintomi sia del bullo che della vittima, in modo da poter individuarli precocemente e intervenire prima che si instauri una vera e propria dinamica di bullismo.

La psicologia riconosce il comportamento attraverso tre caratteristiche fondamentali. Il comportamento è intenzionale, e cioè viene messo in atto per volontà del bullo, spesso per ottenere uno scopo da lui desiderato.
Il comportamento persiste nel tempo, cioè si parla di bullismo quando le prepotenze perdurano nel tempo, ed è questa la caratteristica che instaura il clima di paura nella vittima.
Esiste una differenza di potere sociale tra bullo e vittima, e in questo caso il bullo è colui che ha potere, mentre la vittima non ha la forza o le capacità per difendersi dai suoi attacchi. Questa caratteristica distingue il vero bullismo da un semplice conflitto, da un litigio.

Per la sua prevenzione nei contesti scolastici risulta cruciale una collaborazione tra scuola e famiglia, la loro cooperazione può solo andare a vantaggio di se stessi e dei propri figli. Troppo spesso, quando vengono informati i genitori, inizia una gara a trovare chi ha più colpa nell’aver portato il bullo ad avere comportamenti aggressivi. Tuttavia, dobbiamo ricordarci che i ragazzi sono esposti a moltissime fonti di influenza, e non possiamo sapere quale abbia causato quel comportamento. Ciò che possiamo fare, però, è cooperare per promuovere un miglioramento e il benessere del bullo, della vittima, del gruppo-classe, della scuola e degli stessi genitori.

Quindi, prestare attenzione e non sottovalutare anche i comportamenti spesso minimizzati può aiutarci a prevenire questa escalation di comportamenti con esiti, spesso, anche molto gravi.

Dott.ssa Federica De Cecco – Psicologa Psicoterapeuta

Christian Tomè – Tirocinante del Centro Serenamente

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