Durante l’emergenza è stato possibile abbattere le mura del distanziamento sociale tramite lo strumento più potente del nostro secolo: la tecnologia, che pervade le nostre vite, da quella scolastica e lavorativa alla quotidianità più scevra. Oltre alle necessità di utilizzo ormai imposte dai mezzi di comunicazione, si aggiungono i social network che fanno da cornice ad ogni attività e ci permettono di condividere le nostre giornate con una quantità infinita di persone. Grazie alla tecnologia, nel periodo di isolamento, ci è stato possibile stare accanto agli altri pur tenendoci a distanza. Ma questo non è tutto, l’utilizzo della rete ha permesso di costruire vere e proprie realtà parallele e virtuali: i videogiochi. Il termine virtuale fa qui riferimento ad un mondo che quindi non esisterebbe senza tecnologia, importante è però comprendere perché è possibile definire i videogiochi (o per lo meno la stragrande maggioranza di essi) come realtà parallele. Evitando di entrare troppo nello specifico, basti sapere che all’interno di molti videogiochi il giocatore può assumere il ruolo di un personaggio dinamico, che cresce e migliora con il tempo, ma soprattutto attraverso il quale entra in contatto con numerosi altri giocatori all’interno di un mondo appositamente creato, appunto una realtà virtuale.

In una situazione complessa come quella attuale, bambini e ragazzi (ma non solo) hanno trascorso e trascorrono molto tempo all’interno di queste realtà parallele a causa della difficile battaglia contro la noia. Mi preme qui sottolineare che in questo non vi è nulla di sbagliato, tuttavia, è utile conoscere quali sono i possibili rischi e/o vantaggi dell’utilizzo di queste piattaforme online.

È infatti possibile che queste realtà parallele assumano per il giocatore una rilevanza eccessiva, comportando un utilizzo spropositato del gioco, utilizzo che va quindi a sottrarre tempo alle attività quotidiane dell’individuo che sono funzionali alla sua crescita e sviluppo. Oltre questo la realtà parallela può fungere da mezzo di fuga da situazioni difficili nella vita reale, come l’attuale situazione d’emergenza, rintanandosi così in un mondo virtuale in cui è più facile sentirsi protetti.

Questo non deve creare preoccupazione ai genitori al punto da negare ai propri figli l’utilizzo di consolle e videogiochi, ma semplicemente promuovere una maggiore consapevolezza su tali strumenti in quanto attualmente non è facile colmare i numerosi momenti morti della giornata e al contrario è facile lasciare che i propri figli impieghino il tempo in questo modo.

Nonostante ciò, ritengo opportuno spezzare una lancia a favore dei videogiochi, in quanto la possibilità di relazionarsi con gli altri all’interno di questi mondi virtuali, sebbene abbia peculiarità differenti, permette ai ragazzi di mettere alla prova le proprie competenze sociali, come ad esempio competenze di comunicazione, leadership, decision making e così via. Inoltre, tenendo in considerazione le caratteristiche di questi videogiochi, come emerso anche nella letteratura scientifica, il giocatore può sperimentare identità differenti e questo può essere funzionale alla crescita personale e ad una maggiore consapevolezza di sé.

Altro valore aggiunto per i videogiochi online, strettamente legato all’attuale situazione d’emergenza, sta proprio nel fatto di poter trascorrere e condividere del tempo con i propri amici, senza necessariamente avere un contatto diretto: con le scuole e in generale i diversi luoghi d’incontro chiusi, i nostri figli hanno pochi contatti con i loro coetanei e, soprattutto in fasce d’età come quella adolescenziale, questo potrebbe influire in maniera negativa sullo sviluppo, in particolar modo sullo sviluppo psico-sociale. Per questi motivi, possono rivelarsi una valida alternativa per condividere esperienze e trascorrere del tempo con il gruppo dei pari.

I videogiochi quindi,  non devono necessariamente essere vietati o visti in luce negativa, ma può essere utile limitarne l’uso e favorire attività di diverso tipo, dallo studio all’attività fisica, facilitando così un corretto sviluppo dei nostri figli anche in una situazione complessa come quella che stiamo vivendo, permettendogli d’altro canto di svolgere attività di gruppo anche in un momento in cui la vicinanza fisica non è consentita o comunque fortemente limitata.

 

 Pasquale Orlando

 Tirocinante Psicologo 

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